Corpo Nero
Cos'è un corpo nero? Il corpo nero è soltanto un oggetto ideale, e lo si chiama così perché assorbe
molto bene tutta la radiazione che ci cade sopra. Un'ottima approssimazione di corpo nero è un
contenitore in cui sia stato fatto un piccolo foro: a temperatura ambiente il foro appare
assolutamente nero, ed il motivo è che la radiazione luminosa che entra nel contenitore viene
Edoardo Milotti - Laboratorio di Fisica I, A. A. 2007-2008
diffusa molte volte al suo interno, ed è molto più probabile che alla fine venga assobita piuttosto
che riesca ad uscire dallo stesso foro da cui è entrata.
In questo modo la radiazione che entra nella cavità scalda le pareti, che riemettono radiazione
infrarossa. Quando viene raggiunto l'equilibrio termodinamico l'energia elettromagnetica che entra
nella cavità è uguale a quella irraggiata dal foro, ma il tipo di radiazione emesso dipende dalla
temperatura della cavità. Da questo punto di vista si capisce allora che un corpo nero non è
veramente nero: un oggetto come quello descritto sopra ci appare nero a temperatura ambiente
perché assorbe radiazione visibile, la radiazione visibile viene convertita in radiazione nel dominio
delle microonde o nell'infrarosso lontano in seguito all'assorbimento e riemissione da parte delle
pareti (che nel nostro caso sono a temperatura ambiente), e noi non siamo in grado di vedere la
radiazione che esce dal foro. Se le pareti del corpo nero fossero a temperatura elevata, diciamo
intorno a 1000 °C, allora il foro riemetterebbe radiazione visibile, e il corpo non sarebbe affatto
nero.
L'emissione infrarossa degli oggetti a temperatura ambiente può venire visualizzata per mezzo di telecamere sensibili all'infrarosso. Le immagini risultanti (termografie) sono spesso interessanti: in questo caso si vede che il sacco nero è in realtà trasparente all'infrarosso, mentre gli occhiali che sono trasparenti per la luce visibile, sono opachi nell'infrarosso (dal sito http://coolcosmos.ipac.caltech.edu/cosmic_kids/learn_ir/index. html)
A questo punto siamo arrivati all'idea fondamentale: un corpo nero è oggetto in cui la materia che
assorbe ed emette la radiazione è in equilibrio termico con la radiazione stessa. Se una parte della
radiazione può sfuggire dal corpo nero, allora l'equilibrio si mantiene solo se viene fornita tanta
energia quanta ne sfugge per irraggiamento.
Cerchiamo ora di capire come funziona questo equilibrio termico studiando una cavità
particolarmente semplice, una cavità unidimensionale con delle pareti metalliche, che rappresenta
ovviamente un'astrazione, ma che ci servirà per cominciare.
Ricordiamo anzitutto che le onde elettromagnetiche sono onde trasversali: l'oscillazione del campo
elettrico (e magnetico) dell'onda è perpendicolare alla direzione di propagazione.
La cavità seleziona le onde elettromagnetiche: all'equilibrio, nella cavità non ci possono essere
onde elettromagnetiche arbitrarie, ma solo quelle che hanno campo elettrico nullo sulle pareti della
cavità (se supponiamo che le pareti siano dei conduttori perfetti, allora il campo elettrico
tangenziale deve essere nullo). Ciò significa che la cavità può contenere solo un numero intero di mezze lunghezze d'onda, così
che se L è la lunghezza della cavità, allora il campo stazionario contenuto nella cavità deve avere
una lunghezza d'onda λ tale che L = nλ / 2 dove n è un intero, e quindi le frequenze permesse del
campo elettrico sono date da \( v= n c \div (2 L) = n v_{0} \) e analogamente \( n= 2 L \div (c v) \)
Per il teorema di equipartizione dell'energia, ciascun termine quadratico della funzione energia del
sistema fisico dà un contributo kT/2 all'energia media, e quindi, ricordando che la funzione energia
di un oscillatore è la somma di due termini quadratici (energia cinetica e potenziale) e sommando
anche sui due stati di polarizzazione, l'energia associata a ciascun modo di oscillazione
elettromagnetico è 2kT, per cui l'energia totale della radiazione in equilibrio termico con le pareti è infinita! Ma questo è impossibile, in questo modo non
potrebbe mai esserci equilibrio termico, perché la cavità sarebbe in grado di assorbire infinita
energia ad una data temperatura, mentre invece noi siamo in grado di realizzare sperimentalmente
delle cavità in equilibrio termico con la radiazione. Otteniamo lo stesso risultato anche
nell'approssimazione continua, vale a dire supponendo che n sia abbastanza grande da poterlo
trattare come una variabile continua.
La densità spettrale di energia diverge per alte frequenze:
questa è la cosiddetta catastrofe ultravioletta (la divergenza avviene all'estremità dello spettro
corrispondente alle frequenze dell'ultravioletto e più alte).
Sperimentalmente si trova che il comportamento della densità spettrale è ben diverso: non c'è
alcuna catastrofe ultravioletta, mentre invece lo spettro raggiunge un massimo e poi declina alle alte
frequenze. Come si può risolvere questo problema? Torniamo ora ad una delle ipotesi fondamentali che abbiamo fatto all'inizio, e cioè che ogni grado
di libertà possedesse un'energia media data dal teorema di equipartizione che suppone che l'energia sia una variabile continua, e
noi abbiamo valutato appunto degli integrali. Ma supponiamo che non lo sia, e che invece sia una
quantità quantizzata, proprio come la lunghezza d'onda nella scatola. Sperimentalmente sappiamo
che un oggetto incandescente splende di luce tanto più bluastra quanto più è caldo, e quindi è
abbastanza naturale supporre che se l'energia è quantizzata, la quantizzazione sia proporzionale alla
frequenza.
In altri termini, noi adesso supponiamo che ciascuno degli "oscillatori elettromagnetici” che
compare nella somma che dà l'energia totale non possa avere energie arbitrarie, ma solo multipli
della frequenza.
Fu Max Planck, nel 1900, che fece la coraggiosa ipotesi di quantizzazione dell'energia, ipotesi che
modifica radicalmente il teorema di equipartizione, e che risolve il problema della divergenza
ultravioletta.
Assumendo il nuovo valore per l'energia media, si ottiene una densità di
energia elettromagnetica che non diverge più per frequenze molto alte.
Ref: https://wwwusers.ts.infn.it/~milotti/Didattica/LabTermodinamica/Blackbody.pdf