AVVENTURE IN GIAPPONE...
Una panoramica sulle tradizioni e sulla vita nelle isole del Giappone, tra curiosità e comportamenti particolari.
ALTRO
DARUMA
Le tradizionali bambole Daruma sono modellate sulla figura del Bodhidharma, il monaco leggendario che fondò il buddismo Zen. Sono in genere figure semplici e arrotondate con abiti rossi dipinti, ma ogni artista è libero di prendersi delle libertà nel pitturarle. La bambola Daruma serve ad esprimere dei desideri. Quando si Comprano, gli occhi delle bambole sono vuoti. Si dipinge un occhio quando si esprime un desiderio. Se e quando il desiderio si avvera, si riempie anche il secondo occhio per completare la coppia.
IKEBANA
L'arte di disporre i fiori giapponese, detta kado, o, come è più comunemente nota, ikebana, implica un calcolo meticoloso e un profondo senso artistico. Ikebana significa letteralmente “rendere vivi i fiori” o “dare vita ai fiori”. Durante il periodo Heian, i sacerdoti che si occupavano della sistemazione degli altari erano chiamati ikebono e sono i primi maestri conosciuti ad aver sviluppato il modo migliore di disporre i fiori. L'ikebana ha regole basilari influenzate dalla semplicità e dal minimalismo del buddismo. C'è anche un aspetto spirituale coinvolto quando si sente la connessione con la natura nell'atto, fornendo relax per il corpo, la mente e l'anima. L'arte di creare un "mondo" o una "storia" all'interno dell'opera è straordinariamente profonda, ed è qui che risiede il fascino dell'ikebana.
Affonda le radici nella tradizione giapponese e punta tutto sulla composizione. Dietro l’apparenza di un bouquet un po’ evanescente, si cela l’antica e nobile arte Ikebana. Vera e propria disciplina creativa – così come la scultura, la pittura, il design o l’arte decorativa – questa tecnica trova la sua massima espressione attraverso la disposizione floreale realizzata con fiori recisi. Per capire davvero di che cosa si tratta, bisogna fare un passo indietro e partire dal suo significato originale: il termine Ikebana in giapponese vuol dire proprio “fiori viventi” e proviene dall’unione di due vocaboli: ike, ovvero “lasciare in vita” e bana, letteralmente “fiore”. Il principio guida, invece, è studiato sull’uso di tre parole: sen “linee”, kai“blocchi” e shiki “colori”. Proprio partendo da questi punti, prendono vita composizioni che utilizzano non solo fiori, ma anche rami, erbe, tronchetti, foglie ed elementi del mondo vegetale. Alla base di questa pratica si celano la filosofia e il modus vivendi giapponese, con il suo desiderio di trovare un equilibrio attraverso la natura che sia adatto al nostro benessere psicofisico. Una ricerca comune a diverse pratiche nipponiche. Basta pensare al kintsugi, ovvero la riparazione di oggetti rotti attraverso venature oro che aggiungono valore a ciò che si è spezzato. Come questa tecnica, anche l’ikebana seppur connessa alla natura, sfocia nella filosofia e, perché no, nella religione.Riconducibile al Giappone del VI secolo d.C., questa tecnica deve le sue origini all’affermarsi del buddismo e quindi alla consapevolezza di tipo scientifico che lega spiritualità e natura. Arrivate in Italia solo negli Anni 60, le composizioni Ikebana sono ancora oggi una delle tecniche più amate e richieste da appassionati di verde e flower artist, complice forse la riscoperta dell’ambiente domestico durante la pandemia e l’avvicinamento alla natura come fonte di benessere.