L'ARTE DEL TÈ
Si tratta di una vera e propria cerimonia con un preciso rituale, da svolgersi dentro la CHASHITSU, la capanna di legno e di paglia che si raggiunge percorrendo un sentiero di pietre irregolari in mezzo a un tipico giardino zen. La porta d'ingresso è molto piccola e per passare è necessario piegarsi, lasciando all'esterno tutto: in questo modo, oltre al gesto di umiltà, si riconosce l'assenza di differenze sociali tra gli invitati. Anche le scarpe vanno lasciate fuori, insieme con le armi se l'invitato è un samurai; le pareti in legno circondano un locale poco illuminato e vuoto, nel pavimento del quale si apre una buca quadrata per il braciere su cui far bollire l'acqua. Si fa notare anche una nicchia, aperta in una delle pareti, che lascia posto al Tokonoma dove è appeso un Kakejiku, una poesia o una pittura o una citazione della saggezza Zen. Nella scelta si tiene conto della stagione, passando così dai fiori di primavera alla luna dell'autunno, dalla brezza degli alisei estivi alla neve invernale. Nella stanza del tè sono i fiori a raccontare e bisogna imparare ad ascoltarne la voce:
- un bocciolo di camelia e un ramo di ciliegio salutano l'inverno che se ne va, annunciando l'arrivo della primavera
- un giglio bagnato di rugiada d'estate nella fresca penombra rende sensibile la brezza degli alisei
- fiori di prugna e crisantemi invernali
- fiori caduti in terra e gialle foglie d'autunno
- bambù verdi, alberi secchi, il gelo dell'alba
Il fiore è nel Tokonoma come il principe sul suo trono e gli invitati si inchinano davanti a lui, prima di salutare il maestro di cerimonia, l'ospite nella cui casa sono invitati.
La stanza del tè è molto piccola: è un luogo fisico, ma anche mentale perché l'assenza di mobili e oggetti lascia libero il pensiero, favorendo la contemplazione-meditazione, grazie a cui si allentano le ansie della vita quotidiana. Essa è la dimora del VUOTO, della FANTASIA e dell'ASIMMETRIA perché ciò che conta è il modo con cui si ricerca la perfezione più che la perfezione stessa, in un'atmosfera di semplicità e purezza.
Quattro sono le parole-chiave a cui si ispira questa antica cerimonia:
- WA: armonia tra i partecipanti, gli oggetti, i suoni e l'ambiente
- KEI: rispetto per le persone, gli oggetti e gratitudine immensa per tutto ciò che esiste
- SEI: purezza e quindi pulizia, sia degli utensili e della stanza, ma anche dello spirito
- JAKU: tranquillità, quindi calma e serenità per comprendere più a fondo ciò che accade
Lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lentamente, nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. Abbandoniamoci al sogno dell'effimero, lasciandoci trasportare dalla meravigliosa insensatezza delle cose.
Il bollitore viene collocato diversamente in base alla stagione: nei mesi freddi in una buca di forma quadrata scavata nel pavimento, in primavera in un braciere.
LE FASI DELLA CERIMONIA
- INGRESSO DEL MAESTRO e preparazione da una posizione inginocchiata
- AMMIRAZIONE DELLA BELLEZZA
- IL MOMENTO DEL WAGASHI
- LA TAZZA: sul palmo della mano sinistra, ruotare 2 volte con la mano destra finché il lato decorato è di fronte al maestro; dopo aver bevuto, si ammira la bellezza della tazza ruotandola nel senso opposto fino a far tornare il lato decorato di fronte a chi tiene la tazza
- L'ATTENZIONE AGLI OGGETTI: utensili, cucchiai, teiera e infine tazza (la ricostruzione della sua storia)
- HAIKU: recitazione di un verso riferito alla stagione
Esperienza incredibile che ha il potere di donare un senso di pace e di armonia, abituandoci a vedere con occhi nuovi tutti i gesti che compiamo, anche i più semplici come quello di preparare e bere il tè.