Mater media sese tulit obvia silva
Il dialogo tra Enea e la bellissima fanciulla sconosciuta: armata come una vergine di Sparta, tiene come i cacciatori un arco sulle spalle, porta i capelli sciolti al vento e nude le ginocchia, i lembi della veste legati con un nodo. Ella si avvicina a Enea, che era in compagnia del fido Acate, e gli chiede se per caso abbiano visto le sue sorelle, armate di faretra e vestite con pelli di lince maculate, mentre inseguivano un cinghiale.

- ENEA: No, non ho visto nessuno. Ma dimmi, chi sei? come ti chiami? Il tuo volto non è mortale e la tua voce ha un suono divino. Sei forse Diana o una Ninfa? Chiunque tu sia, ti prego: aiutaci e rivelaci dove ci troviamo. Te ne saremo grati e in cambio offriremo numerosi sacrifici sopra i tuoi altari.
- VENERE: non sono degna di tanto onore; sono semplicemente una giovane tiria, che indossa i coturni e porta la faretra con le frecce. Questo è un regno punico, fondato sulla terra dei Libici da DIDONE, partita dalla città di TIRO per sfuggire al fratello PIGMALIONE, che già le aveva ucciso il marito, desideroso di impadronirsi delle sue ricchezze e del potere regale.Ma tu, chi sei? da dove vieni e dove sei diretto?
- LA STORIA DI DIDONE
- ENEA: Sarebbe troppo lungo raccontarti tutta la mia storia, ti riferirò dunque solo i fatti essenziali
- vengo da Troia, dopo che ho molto peregrinato per terra e per mare
- sono naufragato su queste coste a causa di una tempesta, che mi ha sorpreso in mare mentre navigavo verso l'Italia
- mi chiamo Enea e porto sulle navi i Penati di Ilio, da tutti sono detto pius
- cerco la patria che il Fato mi ha destinato, l'Italia, da dove tra l'altro proviene la mia gente perché Dardano il capostipite, era figlio di Giove ed Elettra, moglie di Corito, fondatore di Cortona, città dell'Etruria
- mi sono imbarcato con 20 navi, ma se ne sono salvate solo 7, tra l'altro tutte danneggiate dai marosi sollevati dai venti che si sono scatenati in mare
- VENERE: Recati da Didone, alla sua reggia troverai i tuoi compagni che credi dispersi e la flotta. Guarda il presagio che il padre degli dei ti manda: vedi quei 12 cigni che, spaventati da un'aquila, volano dal cielo sulla terra sbattendo le ali e disegnando circoli con suoni melodiosi. Allo stesso modo, le tue 12 navi che credi perdute sono già entrate o stanno or ora entrando nel porto. Segui le indicazioni che io ti darò e giungerai senza problemi in città.
Mentre si volta per andarsene, la fanciulla brilla nel roseo collo e i suoi capelli emanano un profumo divino di ambrosia, la veste le scende fino ai piedi e nel modo di camminare si rivela una dea.
Enea riconosce la madre e si lamenta perché anche lei lo ha ingannato e non gli ha dato la possibilità di abbracciarla: sarà proprio così? Poi Enea e Acate si dirigono verso la città, circondati da una nebbia oscura che Venere fa sorgere intorno al oro così che nessuno possa vederli o toccarli o chiedere il motivo per cui stanno andando verso la città.
Venere poi vola verso Pafo, nell'isola di Cipro, dove sorge un famosissimo tempio a lei dedicato con numerosi altari dove si brucia l'incenso di Saba tra corone profumate di splendidi e variopinti fiori in un'eterna primavera.
Ecco le rovine del tempio di Venere a Pafo:
