"A te, regina, spetta decidere quello che vuoi, a me spetta eseguire i tuoi ordini".

    Secondo le prime indiscrezioni, queste sarebbero le parole pronunciate da Eolo, dio che in un'immensa caverna nell'isola Eolia tiene prigionieri e in catene i venti ribelli e le sonore tempeste: fremono urlando di rabbia con un alto muggito che scuote la montagna, ma il dio - seduto in cima  a una rupe, con lo scettro in mano - ne mitiga la rabbia e ne modera gli animi con legge sicura. Così ha stabilito Giove, padre degli dei, per evitare che essi trascinino via nell'aria i mari, le terre e il cielo profondo. Da lui si era recata Giunone, la regina degli dei, per chiedergli di scatenare la potenza dei venti e affondare o disperdere per mare la flotta dei Troiani che faceva vela verso l'Italia per portarvi i vinti Penati di Ilio. in cambio avrebbe ricevuto Deiopea, la più bella tra le Ninfe che Giunone possedeva e che lo avrebbe reso padre di splendidi figli.

    Dopo quelle parole, egli passò all'azione: con la lancia percosse il cavo fianco del monte e i venti in schiera serrata, come un esercito, irruppero attraverso la porta per scatenarsi   su tutta la terra in un turbine, sconvolgendo il mare dalle profondità degli abissi. Dappertutto risuonavano le urla degli uomini, sorpresi in mare mentre calmi navigavano verso la meta, ormai prossima; alle loro grida faceva eco lo stridere delle funi.

Eripiunt subito nubes caelumque diemque

Teucrorum ex oculis; ponto nox incubat atra.

   La volta celeste tuona, l'aria balena di fulmini frequenti e tutto, nell'acqua e nel cielo, minaccia ai marinai una morte imminente.  Enea, scoraggiato e impotente, tende le mani alle stelle e invoca l'aiuto degli dei, rimpiangendo di non essere morto a Troia, combattendo sul campo nel duello contro Diomede, durante il quale fu salvato dalla madre Venere. Migliore la sorte di Ettore, piuttosto, ucciso da Achille e divenuto per sempre un eroe.


   All'improvviso una raffica di Aquilone squarcia la vela della nave di Enea e solleva flutti fino alle stelle: i remi si infrangono, la prua si gira su se stessa e il fianco è esposto alle onde; un monte d'acqua scosceso incombe sugli uomini terrorizzati. Ed ecco, alcune navi sulla cresta del flutto toccano il cielo, mentre altre intravedono il fondo sabbioso del mare tra le onde; Noto afferra tre navi e le scaraventa contro gli scogli nascosti di Are, Euro sospinge tre navi nei bassi fondali sabbiosi, dove esse si incagliano. Sorte ancora peggiore è riservata alla nave del fido Oronte e dei Lici: il nocchiero precipita tra i flutti, l'onda fa mulinare tre volte la nave, inghiottita poi da un vortice. Pochi naufraghi appaiono tra le onde, e con loro armi, tavole, tesori fluttuano qua e là. Tutte le altre navi imbarcano acqua e hanno giunture sconnesse.

   Intanto Nettuno si era accorto che qualcosa non andava: 

magno misceri murmure pontum

emissamque hiems       ..    et imis

stagna refusa vadis .... et alto

prospiciens summa placidum caput extulit unda

Subito comprese l'inganno di Giunone e richiamò Euro e Zefiro, che rimproverò aspramente e rimandò dal loro padrone, minacciando vendetta e intimando loro di non provare più a invadere la sua sfera d'azione; poi però si affrettò a calmare i flutti agitati e a disperdere le nubi, riconducendo sulla terra il sole. 


Mentre Cimotoe e Tritone, suo figlio, disincagliano le navi dalle Are, egli con il tridente le solleva,apre una via d'uscita a esse tra le dune e acquieta il mare, sulla cui sommità poi passa con il cocchio dalle "lievi ruote", simile a un uomo autorevole che placa il popolo in rivolta attraverso accorte parole mediante le quali governa gli animi e placa i cuori.

....così il fragore del mare cessò quando Nettuno,

volto lo sguardo alle acque, sotto il cielo sereno

volava sul rapido carro lanciando i cavalli sbrigliati.


Last modified: Saturday, 15 December 2018, 5:55 PM