La caduta di Troia: dall'inganno del cavallo alla partenza di Enea

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Corso: Mediterranei echus - Commentarii de Aeneae itinere
Libro: La caduta di Troia: dall'inganno del cavallo alla partenza di Enea
Stampato da: Utente ospite
Data: sabato, 27 dicembre 2025, 06:49

Descrizione

  1. Il cavallo di legno e la morte di Laocoonte, con la subdola versione dei fatti di Sinone
  2. La strage e la morte di Priamo, con l'invito di Venere a Enea: lasciare subito la città
  3. La fuga e la scomparsa di Creusa: accettare il volere del Fato
  4. La partenza da Antandro in primavera, dopo la costruzione di 20 navi: verso la Tracia

1. Il cavallo di legno e Laooconte

Dopo 10 anni di guerra, i Greci fingono di arrendersi e, su invito di Ulisse dal multiforme ingegno e ispirato da Minerva, costruiscono un cavallo con legno di abete, grande come un monte.  Lo lasciano sulla spiaggia come un'offerta augurale per propiziare un tranquillo ritorno in patria. Nel cavallo è rinchiuso il fior fiore degli eroi dei Greci, i migliori guerrieri estratti a sorte e armati.

I Greci, una volta simulata la partenza, si nascondono con le navi dietro l'isola di Tenedo, che sta davanti alle coste di Troia e in quel tempo era fiorente e molto ricca, ora invece è ridotta  aun approdo poco sicuro per le navi.

I Troiani pensano che i Greci siano partiti per tornare in patria: felici, aprono le porte della città e vanno a vedere sulla spiaggia che cosa stia accadendo. L'accampamento dei nemici è ormai vuoto ed è bello ricordare dove si trovavano la tenda di Achille, la flotta, il campo di battaglia...

Una parte dei Troiani si stupisce davanti al fatale dono  per la dea Minerva e ammira la grande mole del cavallo. A questo punto si fanno avanti tre personaggi, che esprimono pareri diversi circa il significato di questo oggetto e avanzano proposte diverse circa la possibile destinazione dello stesso:

  • TIMETE, fratello di Priamo, ma a lui ostile perché gli aveva fatto uccider il figlio nato nello stesso giorno di Paride (perché un oracolo aveva predetto che un bimbo di sangue reale nato in quel giorno avrebbe causato la rovina di Troia): invita a portarlo dentro le mura per metterlo sulla rocca
  • CAPI e altri Troiani vogliono gettare il cavallo in mare, ritenendolo una insidia dei Greci; in alternativa, propongono di bruciarlo o bucarne il ventre per vedere che cosa contiene

Il popolo è incerto e diviso; in questo momento, LAOCOONTE scende dalla rocca adirato, seguito da una grande folla e, giunto sul luogo...

  • rimprovera i suoi concittadini e li considera folli perché credono che i nemici siano davvero partiti e non ricordano più la perfida e malvagia astuzia di Ulisse
  • sostiene che quel cavallo o nasconde dentro di sé i Greci, o è un modo per sorprendere Troia dall'alto o nasconde un altro agguato: invita quindi i Troiani a non fidarsi del cavallo
  • scaglia la lancia nel fianco e nel ventre del cavallo, che risuona in modo sinistro

TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES

Aveva ragione e, se i Troiani lo avessero ascoltato, Troia sarebbe ancora in piedi!

1.1. Il racconto di Sinone

Alcuni pastori portano davanti al re Priamo e ai Troiani un giovane, che dice di chiamarsi SINONE e di essere vittima di Ulisse, il quale - d'accordo con Calcante - lo aveva scelto come offerta sacrificale agli dei al fine di propiziare ai Greci un felice ritorno in patria; egli, però, era riuscito a scappare, si era nascosto e ora chiedeva pietà ai nemici. Priamo gli concede la grazia e gli chiede informazioni sul cavallo:

  • perché è stato lasciato sulla spiaggia dai Greci
  • chi lo ha ideato e per quale scopo
  • quale intenzione hanno i Greci
  • è un segno religioso o una macchina di guerra

Sinone giura di dire la verità e rivelare i segreti dei Greci; incomincia così il suo lungo racconto:

  • Ulisse e Diomede, con il furto del Palladio, commisero un sacrilegio che fece perdere ai Greci il favore della dea Pallade Atena
  • appena la statua del Palladio viene portata nel campo dei Greci, si verificano dei prodigi straordinari ma anche terrificanti:
    • negli occhi ardono fiamme balenanti
    • il sudore corre per le sue membra
    • per 3 volte sobbalza lampeggiando sul suolo e impugnando lo scudo e l'asta
  • Calcante sostiene che bisogna partire, recarsi ad Argo e prendere gli auspici, poi riportare la statua a Troia: i Greci, quindi, ritorneranno all'improvviso e questa volta con il favore degli dei
  • il cavallo è un modo per risarcire l'offesa a Minerva-Pallade ed è così grande perché lo ha voluto Calcante, secondo il quale non avrebbe dovuto essere portato in città dai Troiani per prender eil posto del Palladio

quindi...

  • se il cavallo verrà danneggiato, Troia subirà una grave rovina
  • se il cavallo verrà portato in città, Troia sconfiggerà i Greci

Sinone convince i Troiani, che credono alle sue parole.

Intanto, sulla rocca, Laocoonte si appresta a officiare un sacrificio a Nettuno, in quanto il sacerdote legittimo era stato ucciso con l'accusa di non aver previsto né contrastato lo sbarco dei Greci a Troia.

Mentre sta immolando un toro sugli altari...

1.2. La morte di Laocoonte




...da Tenedo, attraverso il mare, si dirigono alla riva di Troia due immensi serpenti:

            • spire enormi
            • petti diritti tra le onde
            • creste sanguigne
            • il resto del corpo sfiora l'acqua e avvolge in spire gli immensi dorsi
            • le code colpiscono il mare, che rumoreggia e spumeggia

I serpenti toccano terra: gli occhi sono iniettati di sangue e di fuoco, mentre le lingue vibranti lambiscono le bocche che sibilano. Tutti fuggono, ma i serpenti, sicuri di sé stessi, cercano Laocoonte e i suoi figlioletti:

  • prima avvinghiano i piccoli indifesi e li divorano
  • poi afferrano il sacerdote, che accorre in difesa dei figli: lo stringono con 2 giri alla vita e si avvolgono per 2 volte intorno al suo collo con il corpo coperto di squame, mentre con gli alti colli sovrastano il suo capo
  • Laocoonte cerca di liberarsi con le mani, con le bende sacre sporche della nera bava velenosa dei serpenti e grida di dolore e di disperazione si innalzano da ogni parte: come un toro che fugge muggendo dall'altare e scuote via dal collo la scure non ben vibrata, da cui non è stato ucciso



I due serpenti strisciano verso il santuario sulla rocca della spietata Minerva, si accucciano sotto la statua della dea, protetti dall'ombra del suo scudo.

Tutti vanno dicendo che il sacerdote è stato punito per aver violato con la punta della lancia il cavllo consacrato alla dea: gridano in coro di condurre al tempio il cavallo e di invocare con preghiere il favore della dea. Concordi, aprono una breccia nelle mura, pongono rulli scorrevoli sotto le zampe e funi al collo: così portano, inconsapevoli, il cavallo pieno di uomini armati dentro la città, mentre intorno giovani e fanciulle cantano inni danzando.

Per ben quattro volte si ferma sulla porta e dal ventre suono minaccioso di armi rimbomba sinistro, ma i Troiani accecati dalla pazzia non vi prestano attenzione e collocano il cavallo sulla sacra rocca. Anche Cassandra li ammonisce sul destino di Troia, ma nessuno le crede: era questo il volere sacro del dio Apollo. Frattanto, tutti i templi degli dei sono ornati di rami verdeggianti.





2. La strage e la morte di Priamo

Durante la notte, Sinone fa uscire i guerrieri armati dal cavallo: uccise le sentinelle, le porte di Troia vengono aperte, le schiere dei Greci entrano in città indisturbate e si dà inizio alla strage mentre tutti dormono, ignari della tragedia che li attende.

Anche Enea dorme, ed ecco nel sonno gli appare Ettore, con l'aspetto che aveva dopo che, ucciso, fu trascinato da Achille con la biga. Egli non bada alle invocazioni di Enea, ma gli dice piangendo di fuggire perché Troia è invasa senza scampo e l'unica via d'uscita è andarsene lontano, a fondare una nuova città che sarà grande. E, tra fragore d'armi, fulgori d'incendio e tumulto di gente si sveglia Enea: dall'alto della sua casa vede lo spettacolo spaventoso, si arma ed esce, apprendendo che ormai i Greci sono padroni di Troia.

Raccolto un drappello di uomini, Enea nel buio della notte rossa di fiamme accorre al centro della città: uccidono un manipolo di Greci, si vestono delle loro armi e si mescolano tra i nemici, uccidendone molti o volgendoli in fuga, ma sono poi presi d'assalto dai Troiani e sono costretti a fuggire. Si dirigono alla reggia, ridotti ormai a due uomini con Enea stesso: sulla porta è PIRRO NEOTTOLEMO, il figlio di Achille, che la abbatte a colpi d'ariete e dà modo ai Greci di irrompere attraverso essa nelle stanze.

...E quale fu di PRIAMO la fine tu forse chiederai.

Così Enea dà avvio al racconto doloroso della morte del SENEX, nell'ultimo giorno della grande Troia....








2.1. La morte di Priamo

Alla vista del nemico, Priamo cinge le armi e si getta nella mischia dei nemici pronto a morire; ma ecco la voce di Ecuba, la moglie, che con le figlie era accorsa ad abbracciare l'ara degli dei Penati, come colomba in fuga nella nera tempesta. 

Misero sposo, qual follia a cingerti quell'armi ora ti trasse? Ahi, dove corri? Orsù, vieni tra noi: questo altare o ci salverà tutti o tutti qui morremo insieme. 

In quel mentre ecco giungere uno dei figli, Polite, ferito, e dietro a lui il feroce Neottolemo che, davanti agli occhi dei genitori, lo uccise senza pietà. Non poté il vecchi padre sopportare tal vista e, dopo aver ricordato al nemico la magnanimità del padre, il divo Achille, si scaglio contro di lui per vendicare il sangue del figlio.

E Pirro, invitandolo a riferire i misfatti del figlio al padre Achille quando tra poco lo incontrerà nell'aldilà, lo trascina all'altare e in mezzo al sangue del figlio, afferratolo per la chioma, gli immerge nel petto la spada balenante. 

Questa fu la fine di Priamo: e giacque a terra

gran tronco sull'arena, capo dal busto avulso, corpo senza nome


2.2. La fuga e la scomparsa di Creusa

Su invito di Venere, apparsa tra le rovine della città al figlio per dissuaderlo dal continuare a combattere, Enea torna a casa per condurre via con sé i suoi, ma ANCHISE dapprima rifiuta e dichiara di voler morire con la sua patria. Enea sta per tornare in battaglia, ma un prodigio fa cambiare idea al vecchi padre: sulla testa del piccolo Ascanio appare una fiamma, che pur non brucia i capelli né la testa del bimbo. Viene interpretato come un segno divino e ne viene chiesta conferma a Giove, che con un tuono risponde, mandando poi una stella cadente verso il monte Ida. Quella è dunque la via da seguire!

Enea, preso sulle spalle i vecchio padre, per mano il figlio e seguito da Creusa si avvia per uscire dalla città verso il luogo dove ha dato convegno ai servi; ma, giunto al luogo stabilito, non trova più la moglie e , disperato, corre indietro a cercarla. Invano... la città è ormai nelle mani dei Greci e Creusa gli appare, non più viva: ella è ormai un'ombra ed è stata assunta in cielo dalla dea Cibele: lo conforta e gli annuncia il suo prossimo destino "italico"

Enea torna al tempio si Cerere, dove trova molti fuggiaschi, raccoltisi lì per seguirlo: e con essi siavvia verso i monti, verso l'esilio e il suo destino

Cedetti al Fato: presi un collo il padre e mi diressi verso gli alti monti.